Il 30 dicembre 2014 è stato definito, fra Federmanager e Confindustria, l’accordo per il rinnovo del CCNL Dirigenti di Aziende produttrici di beni e servizi, in vigore dal 1° gennaio 2015 e valenza fino al 31 dicembre 2018.
Il Presidente Nazionale di Federmanager, dott. Giorgio Ambrogioni, ha recapitato a tutti gli Associati la lettera seguente, in cui illustra i punti principali dell’accordo e le motivazioni che hanno portato alla firma dello stesso.
Per leggere il testo dell’accordo cliccare qui –> ACCORDO CCNL DIRIGENTI
“Il 13 gennaio u.s., sulla base delle intese raggiunte il 30 dicembre, abbiamo formalmente sottoscritto il rinnovo del nostro contratto nazionale di lavoro scaduto il 31 dicembre 2014.
Abbiamo firmato dopo aver attentamente valutato quanto si era dovuto cedere, quanto si era riusciti a difendere ed acquisire, in virtù di un negoziato particolarmente difficile.
Abbiamo firmato quando ci siamo resi conto che eravamo riusciti a rimuovere, nei fatti, la posizione pregiudiziale che Confindustria aveva espresso fin dagli inizi della trattativa: “per la situazione in cui sono le aziende, il rinnovo è possibile solo a costo zero”.
Abbiamo firmato quando abbiamo capito che non c’erano ulteriori margini di miglioramento, e che, soprattutto, avevamo:
- salvaguardato la maggioranza dei nostri Colleghi (oltre l’80%), quelli con una retribuzione annua lorda superiore agli 80.000 euro, per i quali sono stati confermati sia il regime degli aumenti di anzianità, sia l’istituto della indennità di trasferta (entrambi fortemente messi in discussione dalla Delegazione imprenditoriale e spesso dalle stesse aziende);
- trovato una soluzione equa per i dirigenti “in itinere”, quelli cioè che ancora non hanno raggiunto i sei anni di anzianità in categoria, ai quali sarà riconosciuto già nel 2015 un pro rata, ad personam, in relazione all’anzianità maturata in categoria (ad esempio per chi ha maturato 3 anni il TMCG sarà pari ad € 71.500 circa);
- adeguato il livello retributivo di ingresso in Categoria portandolo da 63.000 a 66.000 €uro annui lordi;
- reso obbligatoria la retribuzione variabile per i nuovi dirigenti e per quelli “in itinere” posizionati sui trattamenti retributivi minimi di garanzia ed esplicitato, per la prima volta, il principio che la retribuzione di un dirigente è composta da una parte fissa e una variabile;
- conseguito un soddisfacente compromesso in tema di condizioni per la risoluzione del rapporto di lavoro, tenendo conto dell’evoluzione del quadro legislativo generale in materia che fa crescere le tutele con il crescere dell’anzianità aziendale;
- salvaguardato il futuro del nostro welfare contrattuale;
- posto le premesse per costituire un sistema innovativo di tutele e politiche attive a favore di chi perderà il lavoro, definendone risorse e prestazioni.
Abbiamo ritenuto che quanto era sul tavolo giustificava la firma del rinnovo, scongiurava la fine della nostra autonomia contrattuale preservando un sistema di norme e tutele in grado di dare certezze e sicurezze al dirigente, evitava l’inizio di un processo, graduale ma inevitabile, di declino del nostro welfare contrattuale.
Occorreva tenere ben presente che dietro l’angolo, infatti, c’era la certezza di un recesso dal contratto da parte di Confindustria. “Ove in questi giorni non si riesca a concludere l’accordo di rinnovo, il CCNL dirigenti cesserà di essere efficace e non produrrà più effetti”: così recitava un passaggio centrale della Circolare che Confindustria ha inviato il 23 dicembre alla aziende associate.
Una posizione certamente figlia della particolare fase economica e sociale del Paese ma anche fortemente condizionata dall’orientamento di significativi comparti imprenditoriali di tentare, ancora una volta, l’azzeramento del contratto collettivo per i dirigenti ritenuto un’anomalia tutta italiana e di mettere in discussione la figura stessa del dirigente così come letta e vissuta nel nostro Paese: il tutto con l’obiettivo di superare la contrattazione collettiva nazionale ed affermare un rapporto individuale tra impresa e manager (non necessariamente inteso come dirigente).
Diversamente da quanto ritenuto da alcuni Colleghi, il recesso avrebbe significato la scomparsa immediata del nostro CCNL e, di conseguenza, il venir meno di una molteplicità di istituti e tutele contrattuali. Ad esempio, per citarne le più significative, le tutele previste in materia di responsabilità civile e penale ex art. 15; quelle regolate, in caso di licenziamento individuale ingiustificato, dall’art. 19 (mensilità aggiuntive al preavviso); l’indennità di trasferta e gli aumenti di anzianità (per coloro che ancora ne hanno diritto); nonché la riduzione dei giorni di ferie.
Una sottolineatura particolare merita il Fasi e questo perché con le intese raggiunte abbiamo posto le premesse per mettere il Fondo in sicurezza nel medio-lungo periodo e soprattutto vincolato le imprese ad una politica contributiva solidaristica a cui non potranno sottrarsi, evitando di addossare i costi dell’equilibrio finanziario esclusivamente a carico dei dirigenti in servizio ed in pensione.
Ci rendiamo conto che ai dirigenti che godono di forme sostitutive del Fasi questo tema possa interessare relativamente ma occorre considerare che per esse il Fasi costituisce un benchmark e che sono sempre più numerose quelle che valutano l’ipotesi di confluenza in detto Fondo, in quanto ormai tutte, chi più chi meno, registrano un rapporto demografico sbilanciato tra dirigenti attivi e pensionati con conseguenti, crescenti costi, sostenibili soltanto in un quadro di mutualità la più ampia possibile.
I temi della solidarietà, mutualità e sostenibilità del nostro welfare contrattuale che vanno salvaguardati portano necessariamente ad affrontare il problema strategico di come favorire nuove nomine specie nel mondo delle piccole e medie imprese: è un obiettivo condiviso e che trova risposta in alcune innovazioni contrattuali, oltre alla necessità di un cambiamento della cultura imprenditoriale aperta alla collaborazione con le alte professionalità.
Questo rinnovo che, in ogni caso andava fatto, apre una pagina nuova nelle relazioni sindacali per costruire soluzioni contrattuali articolate che meglio rispondano alle attese dei dirigenti delle piccole imprese familiari e dei dirigenti delle grandi aziende globali, realtà con esigenze e specificità molto diverse.
Questo significa una nuova grande sfida per Federmanager a livello centrale e territoriale e per le Rappresentanze sindacali dei dirigenti, che saranno chiamate ad un lavoro impegnativo di rilettura e rilancio del loro ruolo per metterlo in gioco su terreni e temi certamente più complessi e difficili.
Abbiamo cercato di condividere le ragioni che hanno indotto i competenti Organi della Federazione a sottoscrivere, responsabilmente, il rinnovo: speriamo di esserci riusciti.
Nell’ambito di un confronto rispettoso e trasparente, siamo pronti a rispondere alle richieste di chiarimento e anche alle critiche: quello che auspichiamo è che i contenuti del rinnovo vengano valutati con serenità di giudizio e alla luce dei grandi cambiamenti in atto nelle aziende, sul piano economico e sociale.
Grazie e cordiali saluti.
Giorgio Ambrogioni ”